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Come si combatte l'odio online
Intervista a Stefano Pasta
Drammatici fatti di cronaca, anche di questi giorni, scatenano spesso, per non dire sempre, vere e proprie tempeste di odio razziale (nei confronti degli immigrati oppure dei rom), per non dire, poi, di quelle contro la comunità LGBT. Ma come nasce l’odio on line? Ne parliamo, in questa intervista, con Stefano Pasta. Pasta, giornalista professionista, è ricercatore al Centro di Ricerca sull’Educazione ai media dell’Informazione e alla Tecnologia (CREMIT - www.cremit.it) dell’Università Cattolica, diretto da Pier Cesare Rivoltella (che firma la prefazione) ed è autore del libro: Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online, Scholé-Morcelliana, 2018. Prefazione di Pier Cesare Rivoltella - Postfazione di Milena Santerini Stefano Pasta, il tuo libro è una documentatissima ricerca sui "nuovi" razzismi 2.0. L'ambiente digitale fa assumere al fenomeno caratteristiche specifiche. Quali sono? Il titolo, Razzismi 2.0, è al plurale: le manifestazioni e le intenzionalità di chi agisce l’odio sono diverse. Durante la ricerca raccontata nel libro, ho chattato con ragazzi con un’adesione ideologica strutturata e con altri – molti di più – che ripetevano “mi stai prendendo troppo sul serio”, “ho fatto solo una battuta”. Ma la posta in gioco è seria: sono giovani che inneggiano alla Shoah, invocano le bottiglie incendiarie contro il centro profughi vicino a casa, insultano il tifoso della squadra avversaria commentano usando “ebreo” come parolaccia, minacciano di stuprare una coetanea che non la pensa come loro. Nel testo propongo una classificazione delle diverse forme di razzismo: a ciascuna corrispondono risposte educative differenti.